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Istituto Nazionale dei Tumori, Milano - Arte in Reparto
Immunità, Tetsuro Shimizu - dal 10 maggio all'8 giugno 2013
Mostra nell'atrio dell'Ambulatorio generale

Tetsuro Shimizu “Progetto d’immunità”
10 maggio - 8 giugno 2013

Mi chiamo Tetsuro Shimizu e sono nato a Tokyo il 17 febbraio 1958.
Mi sono trasferito in Italia, a Milano, nel 1987 per studiare la pittura ed oggi lavoro come pittore.
Diplomato a Tokyo all’Accademia di Belle Arti di Sokei sono venuto a Milano per completare i miei studi all’Accademia di Belle Arti di Brera, diplomandomi nel 1992.
In questi anni milanesi ho fatto diverse mostre personali e collettive e ho iniziato ad insegnare pittura nel 2001 all’Accademia di Brera.


Nel 2007 mentre mi trovavo in Giappone mi è stato diagnosticato un tumore al colon di quarto stato e mi hanno operato all’Ospedale Universitario Ikashika di Tokyo.
Ritornato a Milano sono entrato in cura presso l’Istituto Nazionale Tumori di Milano, continuando con passione la mia attività di pittore.
A tre anni dal primo intervento mi è stato diagnosticata una metastasi al polmone; ricoverato all’Istituto Nazionale Tumori di Milano, in agosto del 2010 sono stato qui operato.
Nei corridoi del reparto toracico dell’ospedale c’erano in mostra delle fotografie di alcuni artisti, che mi hanno trasmesso un forte messaggio: curiosità, speranza, emozioni che aiutano a fare dimenticare i pensieri negativi e a superare la forte depressione che ci accompagna in quei momenti; perché chi riceve questi segnali attraverso l’arte in quei momenti si fa parte attiva e creativa.

Durante il ricovero ho iniziato a pensare e a disegnare per questo progetto che ho chiamato “Immunità”. Ho impiegato un anno a realizzare, da questi primi disegni, una serie di quadri ad olio su tela. Passo dopo passo realizzando questo mio progetto avvertivo che il mio sistema immunitario andava via via rafforzandosi e verso la guarigione.
Come la pittura scopre l’armonia dalle forme in torsione e l’arte si fa movimento dinamico recuperando forza vitale, così il mio corpo si riempie di energia e si fa immune allo stress, alla malattia, e ai disagi psichici attraverso il dipingere.


Il Dottor Pastorino, primario del reparto toracico, mi ha fortemente sostenuto in questa idea, volendo quindi realizzare con delle mie opere una mostra nella sala d’attesa, credendo che l’arte possa sostenerci. Nel marzo 2011 una metastasi all’addome mi ha costretto ad un altro intervento chirurgico e ad un seguente ciclo chemioterapico molto pesante. Ho sentito durante la terapia che il mio sistema immunitario si stava fortemente indebolendo; ciò nonostante, sebbene il mio fisico fosse debilitato, non ho mai persa la volontà di affrontare positivamente la malattia, sostenuto dal mio lavoro di pittore. Credo che la pittura mi ha aiutato a guarire.

Oggi a distanza di più di un anno dal ciclo di chemioterapia, terminato a novembre 2011, mi sento bene e continuerò a combattere la malattia con l’aiuto dell’arte.
Perché l’arte mi fa sognare e così riesco a scaricare tutte le tensioni negative.
La ricerca dell’armonia dei colori mi dà un equilibrio psicofisico.
Quando i colori brillano riscaldano il mio corpo e lo riempiono di emozione.
I colori interagiscono con le immagini ed i ricordi, portando così i miei pensieri altrove.


16 marzo 2013
Tetsuro Shimizu


PAROLE PER UN AMICO
Ci sono circostanze in cui troppe parole risultano superflue di fronte ai fatti e all’aspetto umano delle vicende delle persone. Risultano ancor meno necessarie se legate ai tecnicismi speculativi della critica d’arte, che pare essere spesso tanto distante dal mondo reale e dalle sue storie. Per questo, per parlare di Tetsuro Shimizu, l’artista, in occasione di questa sua mostra “sospesa” presso l’Istituto dei Tumori, non voglio ricorrere a parole che avrei normalmente impegnato per analizzare con profondità le sue opere. Le parole che voglio dedicare sono per l’uomo e per l’amico. Per ringraziarlo della presenza costante e per l’esempio che ha saputo darci – fuori da ogni retorica di circostanza – nei giorni in cui ha affrontato la malattia e le cure. Parole per un uomo silenzioso nel suo immenso e contagioso coraggio. Silenzioso nella sua semplice grandezza.
Tetsuro Shimizu di parole non ne ha mai sprecate troppe per raccontare la sua vicenda di malato, né per piangersi troppo addosso: con carattere da samurai d’altri tempi ha guardato oltre e avanti, mirando al suo domani senza pensare che quel triste presente potesse essere un freno o, peggio, un arresto. Se il lavoro dei medici è stato impeccabile, Tetsuro ha trovato grande forza non solo nella vicinanza della sua cara Ayako – moglie che con lui condivide la vita e lo studio artistico dove si confrontano nell’autonomia della propria ricerca pittorica – dei conoscenti e degli amici, ma anche nella sua pittura. I suoi dipinti, sono specchio fedele del suo animo e del suo pensiero, e quelli realizzati negli ultimi tre anni presentano un accento vitale ancora più evidente. I quadri portano sulla superficie il desiderio della perenne trasformazione delle cose: c’è il colore che vibra e s’ispessisce, trasportando con sé sottopelle mille altre sfumature che, emergendo, sollecitano la trasformazione della sua superficie. Un colore che è monocromo e iridescente allo stesso tempo; fermo nella solidità e mobile nel non fissarsi mai troppo al supporto del quadro. C’è la tela e anche questa si deforma sotto la spinta di forze invisibili che Tetsuro Shimizu porta alla luce. Tela e telaio, infatti, si destrutturano, si riempiono di sagomature, ferite, cuciture. Come abbiamo definito in una sua recente mostra, la sua opera è im-permanente. Non si determina mai, ma si rivoluziona sempre, come l’uomo, il suo pensiero, la sua storia.
L’irrequietezza pensata, caratteristica dei suoi dipinti, diventa lucida metafora per descrivere l’irrequietezza e il desiderio di vita che esprime l’artista e l’uomo incarnati in Tetsuro. Una passione al dire – senza parole – che non trova spazi per arrestarsi e apre l’opera all’imprevedibilità mutevole della vita. A Tetsuro sono bastati un foglio e una matita sul quale tracciare i progetti delle sue prossime opere per uscire dal letto d’ospedale o per far entrare nella stanza del nosocomio una porzione del suo studio, ambiente che vive – e deve vivere – quotidianamente. Per lui la terapia non è stata solo qualcosa di curativo imposta dall’esterno, ma è stata anche la forza di una passione dirompente ed incontrollabile che si autogenera dall’interno e non può prescindere da lui, nemmeno riesce a soccombere o affievolirsi nelle più avverse circostanze. Una forza dominata dal carattere del pensiero, della volontà, della passione e dall’amore.
Tetsuro ha ritrovato sempre nella sua arte il porto sicuro per ogni approdo e per ogni nuovo viaggio. Insieme non abbiamo mai smesso di parlare di nuovi progetti, di impegni, di come stesse mutando la soluzione della sua pittura… Tetsuro Shimizu non ha permesso mai alla malattia, come spesso accade ai temperamenti più deboli, di farla diventare una sospensione e una pausa allo scorrere naturale della sua vita, ne che potesse mai essere presenza incombente e condizionante. Anche quella ne ha fatto parte e quindi era per lui inconcepibile che stravolgesse tutto il resto. La sua misura è stata quella di accoglierla – certo non senza dolore o preoccupazione – pur non abbandonando tutto il resto. Ha lavorato e reagito. Ha lottato e continuato a disegnare, dipingere, creare.
Non sta forse nella creazione di qualcosa che permanga con la forza dell’arte, il miglior messaggio – per un uomo che è anche artista – destinato a sopravvivere nel futuro.
Fluttuano oggi le opere in aria, sospese nell’atrio dell’Istituto dei Tumori, come la voce e le parole di speranza che al cielo si elevano a guardare sempre con forza alla vita. Proprio la pittura e l’arte in quelle silenziose immagini, vere e piene di senso, testimoniano in vece di Tetsuro Shimizu. Testimonianza per altri di quel filo di coraggio che può aiutare e che non si deve mai spezzare. Parole semplici che sono quelle vive e credibili che albergano nel sentimento e nell’animo degli uomini sinceri che credono nella fiducia e nell’insegnamento di altri uomini coraggiosi dei quali, per loro, parla l’esempio della loro esperienza. Più di mille altre inutili parole.
Matteo Galbiati
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