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Enzo Cei
Fiori
La vita che vince. 14 storie di figli

La malattia non è un fatto individuale. Attacca una persona ma colpisce un’intera famiglia, fatta di genitori, figli, fratelli, parenti e amici. La malattia chiede a tutti attesa, forza, assistenza, cura, speranza. Modifica il tessuto delle relazioni e le mette in discussione; a volte le rigenera, altre le cancella. Rivoluziona la percezione del tempo, l’organizzazione degli spazi e delle attività. Capovolge priorità e certezze. Costringendo alla dolorosa impossibilità di progettare il futuro. La malattia di un bambino è ancora più di questo.
È l’evento più terribile e inaccettabile perché offende l’amore più grande di tutti: quello per i figli. Quando un tumore colpisce un bimbo è tutta la famiglia ad ammalarsi con lui. È il futuro della famiglia stessa a diventare incerto. La malattia di un bambino chiede a padri, madri, fratelli, nonni declinazioni inedite per far sopravvivere la vita. Pretende nuovi codici emotivi e sentimentali per governare il dolore e impreparate forme di specializzazione per provvedere alle cure. La malattia di un bambino non deve però essere solo la tragedia dell’annuncio o la sofferenza della cura ma può diventare anche sollievo e gratitudine, crescita e rinascita.
Ed è proprio per raccontare non tutto quello che c’è nella malattia ma tutto quello che può esserci dopo la malattia che nasce Fiori di Enzo Cei. 115 fotografie per dirci che sono i bambini i veri protagonisti e non i loro tumori. Non quattordici storie di figli malati ma quattordici storie di figli che ce l’hanno fatta.
Figli che hanno vinto la malattia insieme alle loro famiglie, figli che oggi possono finalmente godersi quel futuro che non pensavano neanche di avere.
Una raccolta di testimonianze fotografiche per celebrare la vita che vince sul male. Per ricordarci che la malattia è solo una tappa. Di un percorso difficile e lungo in cui un prima c’è sempre e comunque ma dove occorre non perdere mai la speranza che ci sia anche il dopo.


Antonio

Ad Antonio è stato diagnosticato un medulloblastoma quando aveva quasi tredici anni. Per poter asportare completamente il tumore, ha dovuto subire due interventi chirurgici. La presenza di metastasi ha richiesto cure molte intense, inclusa la chemioterapia ad alte dosi con due cicli mieloablativi e con reinfusione di cellule staminali emopoietiche autologhe (autotrapianto). Ha ricevuto anche la radioterapia su tutto il cranio e sul midollo spinale. Le cure sono finite più di due anni fa. Oggi Antonio ha quindici anni, vive a Roma e frequenta le scuole superiori. È un ragazzino attento e affettuoso: nessuna festa trascorre senza che l’equipe che lo ha curato riceva un suo sms di auguri.